L'ARTE DEL PORTARE I PICCOLI

Giovedì 04 Ottobre 2012
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Dopo nove mesi trascorsi nel grembo materno, c’è un solo luogo dove un bimbo appena nato si sente sicuro: le braccia della mamma. Non è difficile, quindi, immaginare quanto gli possa risultare gradito essere “portato” da mamma e papà, a stretto contatto di pelle, con un marsupio o mediante una fascia. Un’abitudine, questa, ancora molto diffusa tra diverse popolazioni, ma poco in uso tra noi. Ed è proprio per diffonderla che alcune associazioni organizzano corsi ad hoc. Perché “portare” assicura notevoli benefici sia al bebè, sia ai genitori.

I vantaggi per il bebè
L’uso della fascia permette di ricreare un ambiente simile al grembo materno, in cui il bebè si sente contenuto e rassicurato. Una condizione ancora più importante per i piccoli nati prima del termine o con un cesareo, che “separa” in modo brusco mamma e neonato senza dar loro la possibilità di prepararsi al distacco e viverlo con consapevolezza. Offrire al piccolo, subito dopo la nascita, un ambiente quanto più simile a quello uterino, soddisfare il bisogno di vicinanza sono fattori essenziali per una crescita sana sia dal punto di vista psicologico ed emotivo, sia dal punto di vista fisiologico.

  • Il bebè “portato” gode di una costante rassicurazione: sul corpo di mamma e papà trova le condizioni ottimali per il suo benessere emotivo: vicinanza, calore, affetto e nutrimento. Il supporto (fascia, stoffa, marsupio) gli permette di continuare a essere cullato grazie al movimento di chi lo porta.
  • Il piccolo si integra più facilmente nella routine familiare: vive infatti “all’altezza” del genitore, ha la possibilità di osservare il mondo e di ricevere stimoli, condividendo l’esperienza dell’adulto.
  • Anche il senso dell’equilibrio è sollecitato di continuo perché il bimbo deve bilanciarsi e seguire i movimenti di chi lo porta. Tende infatti a spingere le gambine e a tirare su il collo, cercando di “aggiustarsi” sul corpo dell’adulto, per poi accovacciarsi comodamente.
  • Quando il piccolo non è sdraiato, ma seduto con le gambine divaricate, la fascia favorisce la corretta posizione delle anche e lo sviluppo dell’acetabolo,l’incavo del bacino che accoglie la testa del femore.
  • Uno studio ipotizza, inoltre, che il pianto definito ‘normale’ dei neonati delle società industrializzate, ovvero quel pianto serale che aumenta nelle prime settimane di vita e diminuisce intorno ai quattro mesi, si ridurrebbe se i bambini venissero portati e tenuti accanto di più, cioè non solo nel momento dei pasti e quando piangono.
  • Man mano che il bimbo cresce, infine, questa consuetudine rappresenta una possibilità in più per stare insieme in modo speciale e di rilassamento.

I vantaggi per la mamma
Quel contatto che è tanto piacevole e importante per il bebè, regala molte sensazioni positive anche alla mamma. Non solo:

  • La vicinanza continua favorisce quella comprensione profonda che permette alla mamma di intuire i bisogni del figlio, interpretandone i segnali corporei e le espressioni del volto. Il risultato è che i bimbi che possono stare a contatto di pelle piangono meno e questo fa crescere l’autostima materna, la fa sentire “capace” e quindi più serena e sicura di sé.
  • E non mancano anche i vantaggi di tipo pratico: il genitore che porta il proprio bimbo addosso è più libero  perché gode di una totale libertà di movimento.
  • La fascia è inoltre un valido supporto per allattare al seno con comodità e discrezione quando ci si trova fuori casa o per nutrire bimbi che soffrono di frequenti rigurgiti e per i quali è preferibile la posizione verticale.

Papà consapevoli e protagonisti
I papà di oggi hanno una grande responsabilità. Nella società odierna, in cui la famiglia è mononucleare e alle neomamme è venuto a mancare il sostegno un tempo assicurato da mamme, nonne e zie, il supporto del partner è divenuto indispensabile.

  • L’uso della fascia permette al padre di sperimentare le proprie capacità, di constatare che, pure accanto a lui,  il bimbo è sereno, si addormenta e rimane tranquillo.
  •  Il “portare” diventa un modo per creare precocemente il legame padre-figlio, contrariamente a quanto solitamente accade, dato che spesso i papà interagiscono di più con i loro bimbi solo in un secondo tempo, quando cominciano a camminare o a parlare.

I capricci non c’entrano
Oggi l’immagine del genitore che porta addosso il proprio piccino può suscitare stupore e commenti un po’ dubbiosi. È probabile che alla mamma venga chiesto se non teme diviziare il bimbo tenendolo sempre in braccio e che le venga consigliato di abituare il piccolo a restare nella sua culla. Ma sono sempre più numerosi gli esperti dell’infanzia che rassicurano i genitori: viziare un neonato non è possibile, i bisogni che lui esprime sono necessità primarie e la vicinanza e il contatto fanno parte di queste esigenze. I genitori che soddisfando il bisogno di contatto nel momento giusto, aiutano il proprio piccino a interiorizzare più facilmente la loro presenza e questo lo rende più sicuro di sé, aperto alle relazioni con gli altri e, quindi, pronto a mettersi alla prova nel mondo.

Tre tipi diversi
Da alcuni anni, si è ormai diffuso un nuovo supporto per portare i bimbi: è la fascia di stoffa, oggi facilmente reperibile nei negozi di prodotti per l’infanzia e on-line, tramite siti specializzati. Le fasce possono essere di tre tipi:

  • La fascia ad amaca è un tessuto di circa due metri opportunamente cucito alle estremità, che si regola tramite un anello in metallo. Indicata sin dalla nascita, man mano che il piccolo cresce si può utilizzare per portarlo sul fianco anche fino a 2 o 3 anni.
  • La fascia lunga è una striscia di tessuto resistente, di lunghezza superiore ai quattro metri, che permette di portare il bimbo dai primi giorni di vita fino ai 3 anni, prima davanti e poi sulla schiena o sul fianco. Si tratta dello strumento che, generalmente, si adatta meglio a tutti i genitori e a tutti i bimbi.
  • Anche la fascia elastica è realizzata con una lunga striscia di tessuto, ma ha la particolarità, essendo in jersey, di risultare estremamente morbida ed elastica. Ideale per il contatto pelle a pelle con i più piccini, è la più semplice da utilizzare per portare il piccolo in posizione orizzontale o verticale. Meglio usarla solo nel primo anno di età, fin verso i 6-7 mesi: quando il bimbo supera i 7 chili di peso, questo tipo di tessuto non lo sostiene più in modo adeguato.

Un corso per imparare a usare la fascia
In Occidente l’uso della fascia si è perso nel tempo e per riprendere confidenza può essere utile l’aiuto di persone esperte. Soprattutto nel caso in cui si utilizzi il modello di fascia lunga o si desideri portare il piccolo sulla schiena, sarebbe preferibile frequentare un corso per verificare tecniche e posizioni. È importante, infatti, che la postura della mamma e del bebè siano corretti e che il piccolo sia portato in modo sicuro.

Tratto da: www.dolceattesa.rcs.it

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